RASSEGNA STAMPA

CORRIERE MERCANTILE - Quelle "picconate" a Meloni e Pericu

Genova, 18 agosto 2010

La scomparsa di Cossiga - Il presidente emerito della Repubblica si è spento ieri all'età di 82 anni per una insufficienza cardiorespiratoria
Quelle "picconate" a Meloni e Pericu
Durissime polemiche con i "conterranei genovesi" per le inchieste sul G8 e i funerali di Quattrocchi

Il "picconatore", il presidente emerito della Repubblica che in oltre cinquant'anni di vita politica ha ricoperto tutti gli incarichi ai vertici delle istituzioni, senatore a vita, è morto ieri all'ospedale Gemelli di Roma dove era ricoverato in rianimazione da nove giorni. Francesco Cossiga l'ultimo messaggio "irriverente" l'ha dato rifiutando il funerale di Stato attraverso le quattro lettere, riservate, inviate alle massime cariche dello Stato e scegliendo invece il funerale in forma privata nella chiesa di San Giuseppe a Sassari. Ma qualcuna delle vecchie "picconate" le ricorda bene anche Genova. Ne sa qualcosa l'ex procuratore capo Francesco Meloni (sardo), al quale Cossiga aveva affibbiato il titolo di "black bloc onorario" dopo i 48 avvisi di garanzia spediti ad altrettanti poliziotti del reparto mobile di Roma che parteciparono al blitz della Diaz in occasione del G8 di Genova, nel luglio del 2001. E nel mirino di Cossiga era finito anche Giuseppe Pericu (anche lui conterraneo dell'ex presidente della Repubblica), nel 2004, quando era sindaco di Genova, per non avere partecipato ai funerali di fabrizio Quattrocchi. "Da un lato l'assenza del sindaco di Genova al funerale del povero giovane italiano fatto a pezzi in Iraq mi duole profondamente - aveva commentato corrosivo -, ma dall'altro lato serve a sfatare la convinzione razzista che tutti i sardi siano vigliacchi e non opportunisti". E aveva rincarato la dose quando a Quattrocchi era stata conferita la medaglia d'oro al valore civile, scagliandosi poi di nuovo contro Pericu quando il Parlamento si era trovato ad eleggere un nuovo giudice costituzionale e si era parlato anche della candidatura dell'ex sindaco: "Votare per chi si rifiutò di andare a rendere omaggio alla salma del povero Fabrizio Quattrocchi, definito "mercenario"? Piuttosto, meglio tagliarsi la mano.
Toni polemici e pesanti, ma nulla in confronto al vero e proprio scontro con Meloni, contro l'operato dei magistrati genovesi sui fatti del G8, contro l'iscrizione nel registro degli indagati di Mario Placanica per l'uccisione di Carlo Giuliani e i quarantotto avvisi di garanzia ai poliziotti della Mobile. "A Genova il mio purtroppo corregionario procuratore della Repubblica Francesco Meloni, dopo aver incriminato per omicidio volontario un carabiniere (Placanica, ndr) al cui funerale mi sarei recato se egli non si fosse difeso sparando, è ispirazione per la magistratura genovese che assolve gli aggressori e punisce chi ha represso e contrastato la violenza - battevano le agenzie di stampa a maggio del 2002 riportando il pensiero di Cossiga -. Al procuratore va quindi il titolo onorifico molto superiore a quello meritatosi sul campo da Paolo Mancuso e precisamente quello di black bloc onorario. Se non fossi stato ministro dell'Interno e non avessi senso dello Stato il consiglio che darei a tutti gli appartenenti a tutte le forze di polizia sarebbe quello, di fronte alla violenza democratica dei pacifisti, dei no global e in particolare dei "black bloc" e dei cosidetti pacifisti crisitani guidati dai frati di Assisi, di cominciare a lasciare senza difesa alcuna la sede di Pratica di Mare quando vi si riunirà il Consiglio Atlantico".
Un fiume in piena incontenibile e incontrollato l'ex capo dello Stato quando dava ancora a Meloni del "vanitoso" e lo avvertiva così: "Tenga conto Meloni che provengo da una famiglia di pastori che contava tra di sé omicidi, abigeato, autori di bardame che sarebbe assalti e saccheggi di villaggi ostili, morti nelle carceri durante le epidemie di colera del 1851. Ma questo non conta più ma, e questo conta, di famose 'majartzè e cioé fattucchiere".
Ma per fortuna non era contraddistinto solo da questi scontri verbali il rapporto con Genova. Cossiga, anche se ormai da molto non era più venuto nel capoluogo, aveva visitato la città in più occasioni.